Mariella Chiarini

La fabbrica dei soldi di L. Cont

Al centro della vicenda, il problema della disoccupazione giovanile che non trova una soluzione adeguata, pur con tutta la buona volontà e l’impegno dei protagonisti. Ma gli USA, precirsori di scelte e comportamenti puntualmente poi adottati nel nostro paese, suggeriscono, anche questa volta la tanto agognata soluzione, che metterà in mano ai nostri una vera e propria “fabbrica dei soldi”. Si fonderà una sorta di setta religiosa, di associazione benefica che dispensa, insieme a pozioni, elisir e talismani, ottimismo, speranz, coraggio. Vengono coinvolti nel business anche la sessantenne zia ex ballerina ed un vecchio vicino di casa, entrambi titolari di misera pensioncine, sufficienti appena a non morire di fame. Ma, aldilà di questa scelta, in sé e per sé riprovevole, se non criminosa, sta incredibilmente l’ingenuità, la buona fede, la pulizia di fondo dei personaggi, entrati in questa avventura da sconsiderati, non certo da delinquenti e soprattutto spinti dal bisogno. Il finale, un po’ a sorpresa, invita il pubblico ad interrogarsi, lasciando spazio anche alla voce della coscienza, con la sua esigenza di bene, aldilà della cruda realtà dei tanti fatti di cronaca giudiziaria sull’argomento.

Si può scegliere: arricchirsi o sognare un mondo migliore?