Mariella Chiarini

Il boss di Bogotà di Alain Reynaud-Fourton

La figura del protagonista, gentile, delicata, garbatamente ironica, quasi soave, un po’ demodé, ma all’occorrenza non priva di piglio deciso e vigoroso, è messa in risalto dalla caratterizzazione degli altri personaggi che gli fanno da contraltare. Ma la maschera burlesca dei delinquenti che gli ruotano attorno trasporta le vicende su un piano assolutamente surreale, creando un’atmosfera godibile di piacevolissima ed elegante comicità. In questo contesto, anche le ragazze di strada perdono ogni reale crudezza e diventano vivaci libellule cui è affidato il compito di movimentare la scena. Momenti di grande ilarità e brio sono poi portati dal personaggio del cugino prete: l’anziano parroco amabile, limpido e gentile, pur travolto in situazioni estreme e certamente trasgressive, non perde mai la sua innata innocenza. Alla fine, sciolti i nodi dei pasticci legati alle situazioni delittuose, createsi sempre indipendentemente dalla volontà del protagonista, risulta naturale che il giallo-nero intriso di comicità della commedia si tinga delicatamente di rosa.